LE ISCRIZIONI DATANTI
All’interno dell’area delle cave dette Settecentesche di Matera è possibile individuare diverse iscrizioni datanti. Per lo più da ricondurre alle fasi più tarde, in cui, allorquando l’attività cavatoria andava riducendosi, alcuni ambiti furono riconvertiti a scopo abitativo. Ed infatti la maggior parte delle iscrizioni si colloca in corrispondenza degli ingressi degli ipogei ed è riconducibile all’ultimo ventennio del 1800.
Tuttavia l’iscrizione più antica, collocata in un bassofondo residuale dalla cavazione ed apparentemente protetta da una struttura di una pensilina, come indicato da una serie regolare di incassi quadrati al di sopra della nicchia che la ospita, riporta ad una data ancor precedente a quanto attestato per lo sfruttamento di quest’area. Si può leggere infatti la data “1660”. Purtroppo la parte inferiore della parete versa in condizioni di forte disgregazione e non è possibile comprendere se dovesse esserci un’epigrafe sottostante.
L’IPOGEO DI “Pietro Pier”
In prossimità dell’area centrale delle cave Settecentesce è un piccolo ipogeo con volta in blocchi, realizzato secondo una tipologia ricorrente nell’area delle cave di Matera ove il banco calcarenitico veniva cavato realizzando vani quadrangolari in graduale depressione nel piano murgiano per l’estrazione di successivi strati di blocchi con la tecnica dello scavo a campana.
Una volta svuotato l’ambito e contestualmente realizzata la scala per consentire l’uscita dei lavoratori e dei blocchi, la sala ipogea così realizzata veniva fornita di una copertura a volta in blocchi rinvenienti dalla cavazione stessa.
Questo piccolo ipogeo è caratterizzato da un bancale anulare continuo sui due lati lunghi e sulla parete di fondo, oltre che da una nicchia appena accennata, con probabile funzione di focolare. Accanto a questa è un’iscrizione che pare una forma didattica in quanto riporta due volte il nome “Pietro”, la prima in bella grafia e nitidamente incisa, la seconda incompleta e realizzata con evidente minor perizia.
LE LAVORAZIONI: IL TAGLIO PER LA CAVAZIONE E PER LA REGOLARIZZAZIONE DELLE PARETI
L’area è caratterizzata da pareti tagliate a filari di altezza omogenea circa 26-28 cm che presentano una giacitura gradualmente più arretrata man mano che la cavazione discende, infatti la tecnica di cavazione richiedeva la predisposizione di un intacco angolato per consentire la liberazione del primo blocco di ogni giacitura. Questo procedimento determina un progressivo sbalzo dei fronti residuali con la creazione del tipico affascinante paesaggio delle cave storica.
In molte aree è possibile individuare porzioni di fondo di cava con l’esecuzione dell’incisione propedeutica alla separazione dei blocchi senza che questi siano ancora stati separati dal fondo con l0esecuzione del taglio orizzontale
I vani che sono stati trasformati ad uso abitativo presentano, talvolta, una superficie rilavorata fino a rettificare le pareti, con l’uso di apposite “asce” con lama “a zappetta” o a “punta a penna” di cui sono visibili i segni di intacco frontale e tangenziale sulla superficie della calcarenite
L’USO ANTROPICO
Nel riuso abitativo degli ambienti, prevalentemente sopraggiunto alla fine dell’Ottocento, si nota la realizzazione di alloggiamenti, nicchie ed elementi apotropaici.
All’interno dell’ipogeo centrale è possibile individuare, oltre a diverse nicchie in funzione contenitiva, alcuni piccoli alloggiamenti probabilmente per lucerne ed un’incisione cruciforme piuttosto profonda probabilmente con lo scopo di benedire l’abitazione.
In corrispondenza di una delle mensole dell’arcone maggiore del torrino è presente, sempre con una funzione apotropaica oltre che estetica una mensola zoomorfa, seppure la disgregazione del materiale lapideo non consenta più di identificarne univocamente la sagoma originaria.
All’interno del grande cavo ad ovest dell’Altare rupestre si notano almeno tre quote di frequentazione che si sono alternate probabilmente nel giro di pochi decenni.
La quota inferiore residuale dalle attività di cavazione, oggi messa in evidenza grazie ai lavori finanziati con fondi FESR, presenta un fondo realizzato in diversi strati di tufina e cenere battuti, probabilmente per sanificare l’ambiente. Il vano è dotato di una nicchia che ospita un focolare ed una scansia.
Probabilmente il vano era soggetto ad allagarsi o comunque ad importante risalita di umidità, infatti al momento dell’avvio dei lavori lo si è trovato riempito di blocchi residuali di cavazione fino alla quota del piano di campagna esterno e, a questa nuova quota, si nota un secondo focolare, sempre affiancato da una nicchia, di identica tipologia del precedente.
Ad una quota di pochi centimetri più alta corrisponde, sul fondo dell’ambiente la traccia di un camino oggi mancante ed identificabile solo dall’impronta sulla parete di fondo.
L’ALTARE DI SANT’ANTUONO DELLI APPISI
L’altare rupestre di Sant’Antuono delli Appisi è integralmente realizzato per cavazione, seppure presenta diversi interventi e rimaneggiamenti.
Le tre scarselle modanate (oggi cieche e prive di ornamento) presentano tre dimensioni e tre modalità di lavorazione differenti, le laterali minori e la centrale maggiore, la scarsella centrale e quella di sinistra dovevano probabilmente ospitare dipinti murali, mentre quella di destra presenta un incavo perimetrale come se dovesse ospitare un telaio di un opera su tela. Le pareti ed il soffitto sono scanditi da una linea a tintura rossa ed ospitano tre dischi con un fiore stilizzato centrale. È possibile individuare poche tracce superstiti di colore giallo per il disco ed azzurro per il fiore, come l’aureola che avvolge il fiore azzurro della vergine, consentendo di ricollegare l’altare alla devozione mariana che caratterizza diversi siti della gravina.
La pavimentazione dell’altare è realizzata in laterizi e lo zoccolo a terra è rimarcato da una catramatura di protezione, ambedue si presentano oggi lacunosi.
All’altare è collegato, sul lato destro un grande cavo rupestre con una ampia panca, la cui funzione appare di accoglienza e ristoro per i visitatori ed i lavoratori dell’area delle cave.